Swimming against the tide, ovvero una vita da pendolare

Ho fatto un rapido calcolo e occhio e croce oggi dovrebbe essere il diecimillesimo giorno (minuto più, minuto meno) della mia vita da pendolare.

È da trentatre anni, fatto salve alcune interruzioni di percorso, che la mia vita si muove sui binari di un treno quasi sempre in ritardo.

Da un rigido gennaio 1985 per l’esattezza, da quando cioè da Milano Città Studi, i parents (cosa gli sarà saltato in mente chi lo sa) ci hanno catapultato a vivere nella Terra di Mezzo, San Zenone al Lambro; ai confini estremi della provincia di Milano a sud, ai confini più settentrionali della provincia di Lodi. Proprio in mezzo. In mezzo… al nulla.

Ogni “maledetta” domenica

Ho sempre detestato la domenica.

O meglio (anzi, peggio), la domenica pomeriggio.

O meglio ancora (peggio ancora), la domenica pomeriggio quando volge alla sera, quando la luce assume una sfumatura grigio-bluastra e l’atmosfera si “svuota” improvvisamente.

Quel “click” che ferma tutto in istante, come a dire che basta, che il tempo del riposo, della casa, della famiglia, del dolce far niente o del frenetico far tutto termina in quel momento preciso e da lì in poi sarà solo un precipitare di secondi, minuti e ore verso il lunedì.

Più che Princess, Regina

Esatto, più che Princess, sono la reginetta. La reginetta sì, ma di cosa esattamente?

Di casa? Mmm, anche no e anche la mia dolce metà ve lo potrebbe confermare seduta stante.

Dei fornelli? Mmmm, me la cavo, ma Suor Germana rimane un mito irraggiungibile.

Di bellezza? Mmmmmmmmm, direi che anche qui, pur avendo tutto sommato imparato ad apprezzare le mie magagne, io e Cindy Crawford – mitissimo irraggiungibilissimo – non siamo esattamente sorelle.

E allora reginetta di cosa?

Semplice, del procrastinare.  Sono una procrastinatrice seriale, io.

It’s Gotcha day! Let’s celebrate!

Cari Umani Miei, sedicenti Mamy e Papy,

è arrivato il 28 ottobre e io un anno fa oggi, intorno alle 4 del pomeriggio, entravo per la prima volta in punta di zampe in quella che allora era la vostra casa, oggi è la nostra.

Era un venerdì, me lo ricordo bene. Ricordo anche che quel giorno sono salito al 5° piano utilizzando per la prima volta in vita mia un ascensore, accompagnato dalla “zia madrina” Micaela  e la zia Alice, che al Rifugio La Fenice erano state così carine con me. Mi hanno salvato da un destino crudele e inenarrabile, lo stesso a cui purtroppo molti galgo come me non sfuggono. In effetti io da loro al rifugio ci stavo bene e tutte le volte che le rivedo sono sempre contento, ma all’epoca non sapevo ancora cosa volesse dire avere una famiglia.

Give the Beat

Tre settimane fa circa ricevevo una email molto gradita e per certi versi inattesa. Era di una persona che stimo molto e a cui sono affezionata. Era dell’Ingegner Goffredo Modena, Presidente della Fondazione Mission Bambini“.

Mi scriveva per chiedermi di rinnovare il mio impegno come Heartbeater per la campagna Give The Beat.

Dico rinnovare perché Heartbeater lo ero già stata l’anno scorso; dico che la mail mi è giunta inattesa perché onestamente non pensavo di rifarlo. 

Per il mio compleanno

Ogni 4 settembre “mi tocca” compiere gli anni, per fortuna.

Anche quest’anno è fatta. Tra una manciata di minuti scoccherà la mezzanotte e sarà di nuovo il 4 settembre.

Sarebbe ora di fare qualche bilancio degli ultimi 12 mesi, ma non ne ho voglia.

If we took a holiday

Ci siamo, forse.

Le benedette vacanze estive sono arrivate, oggi si parte. E questa volta sono davvero benedette, almeno sulla carta. Sono arrivata all’appuntamento estivo con la lingua di fuori, stanca. Non che abbia fatto chissà che, mi sarei potuta impegnare anche di più, ma vuoi una serie di disagi fisici, come la cervicalgia degli ultimi tempi e di cui scrivevo l’altro giorno, vuoi decisioni importanti che ho dovuto prendere, vuoi questo, vuoi quell’altro, alla fine posso proprio dire come diceva la famosa Magda in Bianco, Rosso e Verdone “Non ce la faccio piùùùùùù!

Oggi pomeriggio si parte alla volta dell’isola che da diversi anni ormai fa da cornice alle nostre vacanze, la Sardegna.

Leaving with an astronaut

Uffa, oggi non gira!” recitava un vecchio spot televisivo in onda quando ero ragazzina (pensavo fosse della Fiesta – la merendina, non la macchina – ma mi sbagliavo: ho cercato su internet e ho scoperto che era la reclame della Neo Cibalgina). E invece no, oggi gira, gira eccome. Gira tutta la stanza, altro che, e senza che si danzi. Anzi, io sto proprio ferma, immobile, così rigida che sembro una mummia imbalsamata, ma qui gira tutto. E io sto per andare in orbita.

Da 15 giorni la maledetta è tornata. Era da tanto tempo che mi lasciava abbastanza in pace. Qualche dolorino ogni tanto, ma nulla di che.

Poi due settimane fa, una mattina mi son svegliata e “Ciao bella”, il mondo ha cominciato a girarmi intorno. Ho capito di essere tornata sulla luna: la cervicalgia canaglia che ti prende proprio quando non vuoi si era rifatta viva, maledetta!

Un anno di blog

Il primo compleanno di questo blog è passato e io neanche me ne sono accorta.

Era il 19 giugno quando ho scritto il mio primo, lunghissimo post. Spiegavo il perchè ed il “percome” avevo deciso di dare inizio all’avventura e chiamarla “Idden prinsess in di ettic“.

Erano mesi che pensavo a come avremmo “festeggiato” e invece una serie di circostanze, non per forza negative, hanno fatto sì che la ricorrenza passasse in sordina.

Peccato, perché un anno di blog è sempre un anno di blog.

Un anno di parole, non sempre al vento. Centinaia di lettere. Decine di capoversi.
Tanti post, non tutti quelli che avrei voluto, perché la vita di tutti i giorni ci porta via un sacco di tempo, soprattutto per fare quello che più ci piace. Rimandi, rimandi, rimandi e alla fine è passato un mese, forse due.

Un’estate fa

Un’estate fa a quest’ora era domenica.

Un 12 giugno caldissimo, come d’altra parte lo è quello che sto vivendo e che sta per concludersi.

Una fila chilometrica per entrare al Forum d’Assago all’aperto. Entrare all’aperto: sembra un ossimoro, ma non lo è. Il forum ha una parte all’aperto, che d’estate usano per i concerti. E io il 12 giugno ero al terzo concerto di fila consumato nel giro di una manciata di giorni. Il primo a Verona, l’8, il secondo a Firenze (al Visarno) il 10, e poi la data di Milano, per giocare in casa. 3 concerti. Che fossero dei Duran Duran, ca va sans dire.

Spesso raccontando che nei limiti del fattibile (e dello sborsabile), quando i Duran vengono in Italia cerco di esserci a quante più date possibile, la gente mi guarda stralunata, come se fossi una pazza: Come?!?! Tre concerti tutti uguali?

Non lo concepiscono, perché pensano che ogni data sia uguale a sé stessa. Stesse canzoni, stessa scaletta, spesso anche stessa gente… Ma non ti rompi?

Non mi rompo? E no che non mi rompo, io no che non mi rompo, no che non mi rompo, non che non mi rompo!, come canterebbe Jovanotti. E manco mi annoio, sempre per dirla come lui.

Perché non è vero che ogni data è uguale alla precedente e a quella che verrà.