Sono convinta che Marylin Monroe, pur intelligente e affascinante come sappiamo tutti essere stata, non fosse nel vero quando cantava “Diamonds are a girl’s best friends“: altro che diamanti, Marylin! Il migliore amico di una ragazza è il parrucchiere!
Mi riferisco ad un bravo parrucchiere, ça va sans dire, perché in caso contrario, se è un “tosacani”, più che un amico diventa senza possibilità di appello il più acerrimo nemico…
Ovviamente anche a me i diamanti stanno piuttosto simpatici. Amo moltissimo, ad esempio, la luce pazzesca che emana il solitario regalatomi due anni fa dal mio maritino una settimana prima di sposarci e proprio il giorno del mio compleanno, per chiedermi ufficialmente la mano. Lo rimiro ogni giorno con orgoglio ed emozione. Non c’è che dire, è davvero bellissimo.
Tuttavia, nonostante tutto, continuo a pensare che il vero amico di ogni ragazza sia il parrucchiere.
Parlo con cognizione di causa. Un buon taglio può fare la differenza. Molta differenza.
Ho tanti capelli, anche se a prima vista non è magari così percettibile. Un cuscino, anzi due.
Non per “tirarmela”, ma ho un profilo tricologico di tutto rispetto. Tanti capelli e anche belli, ma di quel mosso che non sa né di me né di te. Quando li portavo lunghi, subito appena lavati sembravo Leone XIII. Appena una manciata di ore dopo, un setter irlandese.
Di stili ne ho attraversati tanti.
Sono passata dal cortissimo alla maschietta di quando ero una bambina piccina picciò, al taglio stile paggio delle elementari.
Alle medie la nonna Iolanda, la nonna paterna, me li pettinava ogni mattina con un maledetto aggeggio (il pettine, oggi per me oggetto sconosciuto e non rilevato in casa nostra: io mi pettino – se mi pettino – solo con le mani, mio marito li rasa completamente…) a denti strettissimi e poi me li raccoglieva in una coda di cavallo che ora, quando riguardo le poche foto che ho dell’epoca, riconosco essere stata bellissima, ondulata ed elegante, un po’ alla Lady Oscar.
Alle superiori ho prediletto per un certo periodo lo stile cocker... il cantante Joe Cocker???? No, no, il cocker inteso come il cane. Mamma mia! Poi per fortuna il senso estetico della nonna Mary, la mia nonna materna con una passione smodata per il Vergottini e il De Robertis, mi ha convinta a “darci un taglio” e per diverso tempo sono passata al carré.
All’università e subito dopo e per molto tempo ancora sono tornata al lungo, in versione “panterona“.
Li lisciavo ed erano un liscio bellissimo, corposo, non da “Madonna del Petrolio”, per intenderci. Ore ed ore dal parrucchiere, soprattutto il venerdì pomeriggio, quando mi preparavo con dovizia per affrontare le folli notti danzanti all’Hollywood, dove con quattro balli tarantolati in meno di 10 minuti mandavo in vacca il lavoro del parrucchiere. E’ stato il periodo del “risveglio muscolare”.
Non mi sono fatta mancare neanche le treccine. Anzi, non per vantarmi, ma sono stata una delle prime a Milano ad indossarle, o comunque non se ne vedevano ancora tantissime in giro.
Era il 1996, se non sbaglio. Una massa pesantissima e foltissima di intrecci lunghi fino ai reni; il risultato di 13-ore-13 di lavoro portato avanti con solerte pigrizia da una signora eritrea tanto brava quanto leeeeeenta come la fame: entrata in negozio alle 9 del mattino, ne sono uscita alle 22 di un’afosissima sera di luglio, con un mal di testa atroce dovuto alla stanchezza ma anche alla morsa implacabile delle trecce che mi stringevano le tempie, facendomi un male atroce, per fortuna durato solo un paio di giorni, il tempo di smollarsi.
Quando le ho tolte, 4 mesi dopo, prima di riuscire ad eliminare il look Burundi, ho dovuto fare 8 shampoo a casa e tre dal parrucchiere per riportarli alla normalità.
Per un altro annetto li ho portati ancora lunghi e panterosi.
Finché un giorno di luglio (ho notato che è sempre a luglio che prendo decisioni “critiche” per le mie chiome) del 1997, in piena crisi mistico esistenziale e sentimentale, ho fatto quello che molte donne fanno quando sono in piena crisi mistico esistenziale nonché sentimentale (non necessariamente in questo ordine di importanza) e vogliono dare una svolta alla propria vita: ci ho dato un taglio. Nel vero senso della parola.
Per farlo, però, volevo trovare non un parrucchiere, ma Il Parrucchiere: abituata a vivere da anni ormai sotto un rassicurante casco tricologico, non potevo rischiare un salto nel buio affondandomi ad uno qualunque. Oltre tutto chi mi conosce di persona lo sa, ho un viso espressivo, che con gli anni ho imparato ad apprezzare, dai tratti decisi, sicuramente non angelici. Avevo quindi bisogno di qualcuno che sapesse dove e come mettere le mani.
Ho preso così una delle decisioni più cruciali, dal punto di vista estetico e anche psicologico (e anche economico, diciamolo), della mia vita: ho chiamato il Parrucchiere, il grande (e ahime scomparso) Aldo Coppola.
Ricordo il giorno in cui mi sono presentata nel salone di Corso Garibaldi. Mi hanno fatto accomodare in un salottino solo per me. In quello accanto c’era la moglie di Celentano. Ho aspettato emozionata ed intimorita che arrivasse il Maestro seduta sulla mia poltroncina. Indossavo una t-shirt a costine verde militare e le lenti a contatto colorate verdi (per un certo periodo ho cambiato colore degli occhi come si cambiano le mutande. Li ho avuti anche viola e blu cobalto!) e questi capelli lunghi e corposi.
Arriva il Maestro e con la sua bella risata mi tira su le chiome e mi dice “Ma tesoro, tu stai benissimo con i capelli corti” e ZAC! Via tutto!
Sono uscita di lì con un taglio corto pazzesco e un colore altrettanto strappa-mutande: mezza bionda, ero completamente trasformata. Irriconoscibile anche ai miei occhi: tornando a casa mi guardavo nelle vetrine dei negozi e stentavo a credere che fossi davvero io. Mi sentivo, per la prima volta forse, fighissima. Una sensazione di euforia totale. Non camminavo, volavo.
Quel taglio pazzesco è stato l’inizio della mia nuova vita. Ho scoperto di amare pazzescamente il corto. Mi ci sono anche sposata, con i capelli corti, e mi è piaciuto moltissimo, non mi sarei mai vista diversamente.
Una volta più alla maschietto, una volta lasciati un pochino più lunghi (come adesso, che sembro un fungo), ma da allora sono una (attempata) ragazza dai capelli corti.
E in questo look mi sento proprio bene, mi sento io. Un po’ come Sansone, ma al contrario.
E ogni volta che esco dal salone con in testa il lavoro del mio parrucchiere, che da qualche anno (19, per la precisione) è Davide (per inciso, bravissimo ex allievo del sig Coppola), riconfermo la mia idea: altro che i diamanti, sono i parrucchieri i migliori amici delle ragazze. O per dirla alla Marylin, Hair stylistis are a girl’s best friend.
Ecco perché ora sono in crisi mistica: oggi ho telefonato al mio salone per fissare un appuntamento prima di andare in vacanza, per evitare la virata al look Sheep-Shaped del mio folto cespuglio di capelli (non li taglio da tre mesi e il taglio, sebbene ancora bello, comincia a risentirne. Oltretutto ho una ricrescita pazzesca – un po’ come per i peli maledetti!) e lì è arrivata la ferale notizia: fino a fine agosto nulla, perché, giustamente, anche lui deve andare in ferie.
E ora io come faccio? Sembro un baobab con i piedi, che faccio??? Mi metterò un casco in testa in attesa che arrivi fine agosto…
Quando si dice… Girl Panic, come recita il titolo dell’omonimo brano dei Duran Duran. Con una differenza fondamentale: che alle splendide protagoniste del video starebbe bene anche un taglio fatto da un perfetto tosacani… 🙂
With all the voices in my head
The clever words I never said
Of all the things to happen
In a girl panic
That’s driving naked through my mind
It’s a crush panic
She’s got me atomized(Girl Panic, Duran Duran)
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